La femme inconnue

1940, Francia. Immagini di persone in fuga……esse sfilano rapide sullo schermo, alla controra, dinanzi ai miei occhi obnubilati dai piacevoli postumi di un’influenza…

Il periodo è di mio attuale e morboso interesse non tanto per i ben noti accadimenti storici quanto per ciò che la letteratura francese ha, a cavallo di quegli anni, dentro e al di là della linea che divide bene e male, dato frutto ad opere di sublime e necessariamente tragica sensibilità.

Improvvisamente qualcosa mi tira via dal torpore…è la breve immagine, pochi fotogrammi, di una donna dagli zigomi pronunciati e soprabito chiaro – fissa la cinepresa tenendo stretta a sé con la mano sinistra una borsetta, con la destra quelli che sembrano fascicoli, incartamenti, tessuti o altro – le cose a lei più care. Le altre, forse, sono nel carro che la precede. Chi era, come, con chi e quanto visse, non lo saprò mai. Ma io adoro la sua immagine, da me rubata alla spietata indifferenza della storia.

È per questo che la catturo.

La bellezza, talora, ha tre genitori – i loro nomi sono questi:

Forma, Attimo, Gesto.



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